Se vincesse Salvini durerebbe «l’espace d’un matin». Così De Benedetti da Lilli Grüber sull’ipotesi di una più che probabile vittoria del centrodestra in caso di elezioni. Che dire, forse non serviva De Benedetti per confermare questa tesi, ma ormai la sinistra non tenta neanche più di mentire.
Se lo dice lui che è bene informato ci possiamo credere. Per la verità De Benedetti non ci dice niente di nuovo: l’Europa dei burocrati e della finanza sopprime la democrazia.
Più o meno tutti lo sospettavamo, almeno da quando nel 2011 un’impennata dello spread di 350 punti costrinse Silvio Berlusconi alle dimissioni.
La regìa dell’operazione era stata concordata con l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, subito pronto a sostituire un Presidente del Consiglio democraticamente eletto con il Prof. Mario Monti che tutti ricorderemo per aver massacrato gli italiani con un programma di governo dittatoriale: aumento dell’IVA, tassa patrimoniale, reintroduzione dell’IMU sulla prima casa.
Anche nel 2018, dopo la formazione del primo governo Conte, l’Europa fece di tutto per bloccare la Lega, osteggiando le politiche di Matteo Salvini sia in ambito economico che sull’immigrazione.
Ormai abbiamo capito quali sono gli strumenti utilizzati per impedire agli Italiani di scegliere da chi essere governati: i mercati finanziari manovrati ad arte dai grandi capitali e dalle società di rating, i media schierati ai quali oggi si aggiungono anche i social media, una parte della magistratura politicizzata, le ONG che, con la scusa di salvare vite umane, traghettano sulle nostre coste manodopera a basso costo che distrugge la nostra economia.
Di fronte a questo scenario chiarissimo, le voci dissonanti dal coro sono poche. Sicuramente il Movimento 5 Stelle, che poteva essere un elemento di rottura per ristabilire l’autodeterminazione del popolo italiano, si è sciolto come neve al sole: l’ultimo voto sulla riforma del MES ha lo chiarito definitivamente.
«L’Europa non consentirà a Salvini di Governare».
De Benedetti, tessera n. 1 del Partito Democratico, ormai non fa più neanche finta di mentire: l’Europa non vuole Salvini e, più in generale, non vuole al governo degli stati membri forze sovraniste in grado di mettere i bastoni tra le ruote alle lobbyes che gestiscono il vecchio continente.
Lo sanno bene l’ungherese Viktor Orban e il polacco Andrzej Duda che, però, con il popolo dalla loro parte, sono riusciti a rimanere in sella e a portare a casa importanti risultati nella trattativa sulle risorse del Recovery Fund. L’Italia rappresentata da Conte, invece, dovrà piegare la testa ed accettare tutto senza porre condizioni.
Elezioni anticipate o governo tecnico?
La situazione politica italiana attuale è molto simile a quella del 2011. Oggi come allora, infatti, il Presidente del Consiglio subisce attacchi a 360 gradi che, con ogni probabilità, determineranno la caduta del governo all’alba della prossima primavera.
Da un lato c’è la disastrosa gestione della pandemia: Conte a gennaio ha dichiarato che l’Italia era prontissima ad affrontare il virus cinese.
Poi si è scoperto che non solo il nostro sistema sanitario era impreparato, ma anche che il piano pandemico non era più stato aggiornato dal 2006. Non è solo colpa di Conte, sia chiaro, ma adesso fa comodo addossare tutte le colpe su di lui, visto che non deve essere lui a spendere i soldi del Recovery Fund.
Lo ha chiarito bene Matteo Renzi che ha stoppato il disperato tentativo di Conte di affrancarsi dalla sua maggioranza, costituendo un nuovo comitato tecnico per gestire i 209 miliardi di finanziamenti europei.
Dall’altro lato c’è la crisi economica: l’Europa ci ha consentito di indebitarci di altri 100 miliardi di euro, ma le risorse sono state dilapidate in mille rivoli, per l’incapacità di chi ci governa, ma anche per le pressioni del Partito Democratico che ha scientemente fatto di tutto per evitare di mettere in campo misure efficaci.
Infine arriverà la terza ondata di contagi: questo sarà il colpo di grazia per Giuseppe Conte.
Sul tavolo ci sono diverse opzioni: il voto anticipato, che è poco probabile proprio perché nessuno accetterà le elezioni durante la ripresa dei contagi. Altra possibilità è un governo di centrodestra sostenuto da parlamentari grillini pentiti, come prospettato da Matteo Salvini.
Ritengo anche questa una possibilità remota e, anche se astrattamente percorribile, potrebbe trasformarsi in un Vietnam per la fragilità di una maggioranza costruita raccattando i voti necessari da forze politiche esterne al centrodestra.
Se avessi un centesimo da scommettere, scommetterei sul governo tecnico, che potrebbe contare su una maggioranza molto più ampia di quella di Conte: oltre al Partito Democratico e al Movimento 5 Stelle, Renzi, Bonino e Calenda, ci sarebbero anche i responsabili di Forza Italia.
Chi sarà il prossimo Presidente del Consiglio dei Ministri?
Credo che anche in questo caso la soluzione sia sotto gli occhi di tutti. Mario Draghi, ex presidente della BCE è già pronto ad entrare a Palazzo Chigi.
Si sentono da più parti le acclamazioni e i tacchi che sbattono, un po’ ovunque. Anche Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati, rilancia il monito di Draghi al G30:
L’Italia non può fallire. Il governo se lo metta bene in testa, la smetta di litigare su tutto e apra un confronto serio, in Parlamento, con tutte le forze politiche. Non possiamo perdere altro tempo
(Mario Draghi – Relazione al G30)
Parole che sembrano un de profundis per Giuseppe Conte e una chiamata alle armi per tutti quei politici – e sono tanti – spaventati dalle elezioni.
Sullo sfondo, un po’ sfocato e in lontananza c’è il Popolo Italiano che si accontenterà di fare la solita rivoluzione di 24 ore su Facebook, magari mentre ascolta De Benedetti da Lilli Grüber.