I voltagabbana | Ep. 39

Luigi di Maio e Matteo Renzi
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Ho sbagliato e vi devo chiedere scusa. 

E’ colpa della mia innata fiducia nel prossimo, ma la realtà spesso mi riporta con i piedi per terra.

Domani non succederà nulla: il Movimento 5 Stelle voterà la riforma del MES, così come Renzi. Nessuno può permettersi di far cadere il governo, anche se questo significa sacrificare l’Italia e gli Italiani.

Sentendo i discorsi di qualche parlamentare del Movimento 5 Stelle mi ero illuso che c’era rimasto qualcosa su cui non fossero disponibili a negoziare. Una forza politica ha dei tratti identitari che la rendono riconoscibile rispetto alle altre: tutti sappiamo che Forza Italia non scende a compromessi sulla riduzione della pressione fiscale o la Lega non negozia sul contrasto all’immigrazione clandestina. 

Per il Movimento 5 Stelle questi tratti identitari sono più volte stati declassificati a semplici principi validi rebus sic stantibus: cioè si è detto che una determinata posizione era valida in un determinato momento, ma poi – una volta venute meno certe condizioni, si poteva anche cambiare idea. Così i grillini in tante occasioni hanno cambiato idea, se lo ricordano bene quelli del movimento NoTav per esempio. Ma anche questo governo conte bis è a suo modo una contraddizione, perché unisce il M5S con il PD che solo pochi mesi fa per Di Maio era il partito di Bibbiano.

Insomma, le avvisaglie che il M5S non rinuncia alle poltrone per questioni di principio c’erano tutte, ma con il MES credo che anche in questo relativismo dei grillini si faccia un salto di qualità che li rende in tutto e per tutto omogenei con gli alleati di governo del PD.

Perché se fino ad oggi a cambiare sono stati i principii, oggi cambiano non solo i principii, ma anche la sostanza: la riforma del MES lascia inalterate tutte le criticità che avevano determinato giudizi critici da parte dei 5 Stelle, anzi, alcuni elementi sono addirittura peggiorativi.

Quante volte abbiamo sentito dire “non vogliamo che l’Italia faccia la fine della Grecia”. Quante volte hanno gridato “basta politiche di austerity”.

Se si è disposti – a parità di condizioni – a cambiare radicalmente idea sulla sostanza delle proprie convinzioni politiche, su principii e valori che sono prima che politici, umani e personali, credo che non solo non si abbia alcun valore come forza politica, ma anche e soprattutto come esseri umani.

Domani molti parlamentari del Movimento 5 Stelle faranno questo: rinunceranno alla propria identità per dimostrare a chi li ha votati che sono stati presi in giro, che il voto dato al Movimento 5 Stelle era solo un voto per risolvere i problemi di chi è passato da una condizione di miseria e disoccupazione, agli agi di una vita da parlamentare.

Molto spesso si dice che la qualità della classe politica è la rappresentazione precisa della qualità del popolo che la elegge. Per il Movimento 5 Stelle non è così: io sono certo che tra le centinaia di migliaia di partite iva, di piccoli imprenditori, di persone integerrime che volevano mettere un freno alla corruzione e agli sprechi, la volontà di cambiamento era sincera.

Il problema è stato solo che sono stati truffati da gente senza scrupoli che ha promesso di essere loro portavoce, ma poi in realtà ha pensato solo a sistemare il suo conto in banca.

Domani questo sarà ancor più evidente: i voti dei parlamentari del Movimento 5 Stelle serviranno per aprire la procedura di liquidazione dell’Italia, non si preoccuperanno neanche più di dare spiegazioni ai cittadini, voteranno si perché in ballo ci sono altri due anni di stipendi e privilegi. Non c’è altra ragione.

E chi spera in Renzi è veramente un illuso: come spiega il Professor Alessandro Campi nell’editoriale di oggi su Il Messaggero, Renzi dice cose giuste per il motivo sbagliato. Sbatte i pugni sul tavolo, si agita, si dissocia, ma lo fa per ottenere qualcosa per sé e per il suo giglio magico.

Questa volta il motivo del contendere è solo il suo posto al tavolo del banchetto del Recovery Fund: sarà accontentato, magari gli riserveranno anche il posto a capotavola, i soldi ci sono per tutti e il PD sa bene che i soldi servono per comperare il consenso, anche quello dei propri presunti avversari politici.

Domani andrà tutto come previsto da Mattarella: Conte avrà i voti per inginocchiarsi di fronte al trono della Merkel portando in dono una nazione intera, soggiogata da flibustieri e affaristi e la cui unica colpa è  quella di essersi fidata delle persone sbagliate.

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