La Chiesa della Madonna delle Piagge

La chiesa della Madonna delle Piagge, prossima al paese, si vuole eretta dalla pietà dei fedeli di Collemancio agli inizi del 1500 circa, anche se le prime notizie riguardanti detta “Maestà” risalgono all’inizio del 1400: “…Item dedit et solvit pro uno cereo offerto Maestati secundum consietudinem dictis comunis” (A.S.C., Collemancio, atti Civili e criminali del Podestà, 1, c.63r., 1419, agosto 269; “…reliquit ecclesie sancte vie de Visitationis de Plage florenos decem de marchia pro fabrica eius dicte ecclesie et pro remissione suorum peccato rum” (A.S.C., Notarile, 3, c.25 r., 1524, novembre 27).

Nella relazione alla Visita Apostolica di Mons. Petri Camaiani del 1573, a proposito della chiesa della Madonna delle Piagge si descrive la grande devozione dei fedeli in seguito a “miraculis” attribuiti alla “Glorissime Virginis Maria”.

La Chiesa della Madonna delle Piagge – Collemancio di Cannara

Di forma semplice rettangolare con abside nella parete sud occidentale, con copertura a due falde a displuvio.

La muratura è in blocchi squadrati in pietra arenaria locale murati in ricorsi irregolari. Sono presenti grossi blocchi di travertino inseriti nella muratura negli angoli alla quota di imposta della copertura, probabilmente provenienti dalla prossima area archeologica di Urvinum Hortense.

Il perimetro murario non presenta tracce di ulteriori aperture oltre alle tre porte caratterizzanti i tre fronti rettilinei, archi voltate a tutto sesto in mattoni la cui mostra rimane a vista, come l’intera struttura, e la finestra circolare su cornice quadrata anch’essa girata in muratura di laterizio e collocata sopra l’ingresso centrale sull’asse longitudinale della chiesa. Delle tre porte sopradette quella del fronte sud orientale è attualmente chiusa, tamponata in muratura coerente con l’intera costruzione. La pavimentazione dell’interno è costituita da mattoni poggiati con orditura a spina di pesce.

Sopra la porta d’ingresso c’era un coro ligneo dove si accedeva salendo una scala. Veniva usato dalle ragazze del coro durante le celebrazioni.

L’altare della chiesa.

Nell’ultima campata è ospitato nella parete di fondo l’altare costituito da un’unica lastra di travertino su base laterizia ricoperta ad intonaco dove è ancora leggibile nella parte centrale un simbolo sacro. Esso è inserito nel prospetto architettonico ospitante la pala anch’esso realizzato in mattoni lasciati a vista.

Dell’affresco dipinto sull’altare principale, raffigurante la Madonna in trono con Bambino benedicente tra due angeli (sec. XV), non rimangono che i due angeli in alto oltre un Santo posto sul lato destro.

Rispettivamente ai due alti dell’altare si è in presenza di due nicchie ricavate all’interno dello spessore murario e ospitanti due affreschi: A sinistra il Crocefisso con Sant’Andrea e la Maddalena (1608). Ai piedi della croce vi è questa iscrizione: “ELEMOSINIS HOC FUIIT DECORATUM SACELLULM A.D. MDCVIII DIE XX 9BRIS”. In questo altare manca la pietra consacrata, asportata dal conte Paolo Giampé per l’oratorio privato entro il palazzo in Collemancio.

L’affresco raffigurante il Crocefisso con Sant’Andrea e la Maddalena (1608)

A destra la Madonna con Bambino e angeli, Santo Stefano patrono di Collemancio e una rarissima raffigurazione di San Rufino d’Arce, – giovane chierico del luogo gettato in un pozzo nel 1296 da un parroco malvagio – eseguita, come recita l’iscrizione, su commissione di Piergentile di Jacopo nel 1609. Datazione riscontrabile ancora oggi, in quanto nella parte inferiore dell’affresco, vi è una iscrizione che riporta: DELUBR HOC DIE XX IANUARI EXPOLITUM MDCVIIII, PIERGENTILIS JACOBI, EXPOLIENDUM EE LEGAVIT.

L’affresco raffigurante la Madonna con Bambino e angeli, Santo Stefano patrono di Collemancio e una rarissima raffigurazione di San Rufino d’Arce (1609)

La chiesa ha carattere processionale, avendo due porte. I fedeli entravano da un lato, si soffermavano ad onorare la Beata Vergine ed uscivano, poi, dall’altra porta. Degne di nota sono le processioni delle Rogazioni e dell’Ascensione che si effettuavano nella suddetta chiesa. In questa chiesa venivano concesse le indulgenze ogni volta che si recitavano le litanie alla Beata Vergine. Nel 1950, in occasione del Giubileo fu consolidata questa pratica concedendo l’indulgenza plenaria a tutti coloro che si recavano in visita in questa chiesa. Attualmente la chiesa è di proprietà comunale.

Accedendo all’abside della chiesa, sulla parete posta dietro l’altare principale sono stati recentemente rinvenuti 3 meravigliosi disegni raffiguranti il campanile (ormai perduto), la pala d’altare e la decorazione affrescata delle pareti interne. I disegni sono probabilmente risalenti al 1514, così come reca l’inscrizione individuata a lato degli stessi.

Testo: Mario Scaloni

Foto: Fabrizio Gareggia

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