Le vere ragioni (sbagliate) della lotta al contante.

La decisione del Governo di puntare verso l’innalzamento del tetto ai pagamenti in denaro contante ha scatenato un acceso dibattito. Dibattito che, come spesso accade nel nostro Paese, si trasforma in uno scontro ideologico a colpi di slogan e, in questo campo, la sinistra è insuperabile.

I pagamenti in contante sono un favore agli evasori”. Questo è il mantra che politici e media allineati al fronte progressista continuano a diffondere senza soluzione di continuità. A ben poco valgono gli sforzi di chi cerca di argomentare con numeri e logica una scelta di libertà condivisa da molti stati (Germania ed Austria ad esempio) e da sempre osteggiata in Italia, nonostante la stessa BCE abbia invitato a rispettare la soglia imposta dalle normative antiriciclaggio come tetto al contante (10.000 euro).

Questo perché ormai la propaganda ha generato un fronte compatto il cui unico collante è l’odio di classe: così la massa, che dovrebbe vedere in questa riforma un miglioramento della sua condizione, sceglie di rimanere prigioniera di una norma che ha tutt’altre finalità rispetto alla sbandierata lotta all’evasione.

In realtà il contrasto al contante ha ragioni diverse che vanno dalla libertà dei cittadini al risparmio di spese e commissioni.

La totale dematerializzazione del denaro si traduce in una situazione di subalternità del cittadino

Se hai cinque euro in tasca sei libero di farne ciò che vuoi, perché materialmente tu possiedi un oggetto. Se i cinque euro, invece, sono su un conto corrente, puoi disporne solo con l’intervento di chi custodisce quel valore, cioè la banca.

Questa è una distinzione fondamentale, perché produce conseguenze che incidono sulla libertà di autodeterminazione dei cittadini. Senza tornare al prelievo forzoso di Amato nel 1992, possiamo citare il recentissimo caso del governo canadese che ha bloccato i conti correnti di alcuni cittadini in sciopero per indurli ad interrompere la protesta.

Ma c’è un altro caso, molto più frequente, che conferma quanto sto dicendo. Sapete che le banche assegnano un indice di merito ai propri clienti e, in un momento di crisi come questa, può capitare che ci siano famiglie e imprese in difficoltà che non riescono a fare fronte ai propri debiti, con l’immediata conseguenza di essere inseriti nella lista nera dei cattivi pagatori.

Tanto basta perché la banca possa tranquillamente chiuderti il conto corrente o rifiutarsi di aprirne uno. Senza conto corrente, pagare con moneta elettronica è impossibile.

Il business delle commissioni

I pagamenti cashless sono tutt’altro che gratuiti: ai commercianti che li ricevono, infatti, gli istituti di credito impongono il pagamento di commissioni che vanno dal 2% al 4% oltre al costo di noleggio del POS. Costi che gravano sulle imprese e diminuiscono il valore del denaro circolante. Infatti, se paghiamo un bene con una banconota da 10 euro, il venditore riceverà effettivamente 10 euro. Se la stessa somma la paghiamo con una carta di credito o con il bancomat, al venditore arriverà un accredito decurtato delle commissioni (Per approfondire: https://www.open.online/2022/08/01/bancomat-commissioni-quanto-costa-pos/).

Il contante favorisce l’evasione fiscale?

L’esperienza ci fa propendere per una risposta affermativa, ma la realtà è ben più complessa di come ce la stanno raccontando.

In primo luogo perché l’evasione fiscale che danneggia il nostro Paese non è quella legata alle transazioni di minore importo, ma quella di grandi dimensioni che, molto spesso assume le forme dell’elusione fiscale. Per citare un caso recentissimo, c’è l’indagine sul colosso farmaceutico Pfizer, accusata di aver sottratto al fisco ricavi per 1,2 miliardi di euro. Quanti pagamenti in nero dovrebbe ricevere un idraulico per arrivare a questa cifra?

Il vero contrasto all’evasione, tuttavia, non si fa con norme liberticide che limitano l’importo dei pagamenti ammessi con il denaro contante, ma con sistemi che rendano necessario, oltre che conveniente, richiedere la fattura o lo scontrino. Uno di questi, ad esempio, è quello in vigore negli USA, dove si possono detrarre le somme corrisposte per la maggior parte degli acquisti di beni o servizi: in questo caso il cliente riceve un beneficio a richiedere la fattura piuttosto che pagare “in nero”.

Insomma, le ragioni del contrasto al pagamento in contante sono molteplici: la sinistra illiberale e classista preferisce tacere su quelle vere, insistendo in una caccia alle streghe che vorrebbe descrivere i lavoratori autonomi come l’unica categoria responsabile dell’evasione fiscale in Italia.

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