La pandemia non è stata così drammatica per tutti, qualcuno ha trovato il modo per fare affari d’oro.
Su La Verità di oggi (alla quale vi consiglio caldamente di abbonarvi) c’è un bellissimo articolo dell’ottimo Giacomo Amadori che ricostruisce i retroscena della maxi commessa da 1,25 miliardi di euro spesi dall’Italia per l’acquisto di circa 800 milioni di mascherine dalla Cina.
Da qualche tempo i giornalisti del quotidiano di Maurizio Belpietro stanno raccontando questa storia, nella quale gli aspetti rilevanti fanno salire la rabbia a chi è stato costretto ad una affannosa ricerca delle mascherine, introvabili almeno fino ad aprile, e a pagarle a peso d’oro ancora oggi.
La cosa che veramente fa perdere le staffe è la provvigione di 63,5 milioni di euro che sarebbe stata incassata da tre mediatori, Mario Benotti, Andrea Tommasi e Jorge Solis.
Non racconterò tutta la storia, chi vuole approfondire può trovare tutti i dettagli sul giornale che, ripeto, merita l’abbonamento per la precisione e puntualità delle notizie che, per altro, nessun altro giornale pubblica (chissà perché…). Tra l’altro c’è un’indagine in corso che vuol proprio fare luce sull’accaduto e verificare l’ipotesi accusatoria che, in questo caso, sarebbe quella di “traffico illecito di influenze”.
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Ma oggi emerge un fatto nuovo: il Dott. Jorge Solis è intervenuto nell’affare attraverso la Guernica S.r.l., società intestata alla figlia studentessa, che prima di vincere la lotteria delle mascherine, fatturava 5 mila euro all’anno. Solis sarebbe il vero “fulcro dell’operazione“, l’unico ad avere contatti con la Cina.
Secondo La Verità, Solis dal 2008 avrebbe ricevuto diverse denunce “per presunte truffe, ma anche per simulazione di reato e appropriazione indebita“. Una prima accusa si è definita con una prescrizione in grado di appello ed era relativa a una storia di assegni rubati e prestiti di denaro. Nel tempo ne sono seguite altre, tutte relative a intermediazioni nell’acquisto di beni o per la concessione di prestiti, per le quali non c’è conferma dell’esito.
Quello che emerge è un quadro agghiacciante. Non tanto per le vicende giudiziarie di Solis, ma per il contesto in cui quest’ultimo opera. Viene naturale domandarsi come sia possibile che lo Stato Italiano, di fronte ad un’emergenza pandemica, possa rivolgersi (o sia costretto a rivolgersi) ad una persona come Solis.
Dopodiché sarebbe altrettanto naturale domandarsi come mai Arcuri non si sia chiesto con chi avesse a che fare, perché è vero che la struttura commissariale può agire in deroga alle normative di evidenza pubblica per l’acquisto di beni e servizi necessari a fronteggiare l’emergenza pandemica, ma è altrettanto vero che, mancando la garanzia della legge, dovrebbe essere maggiore l’attenzione in chi deve scegliere i fornitori.
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