La luce del Natale per riscoprirci Cristiani ed esserne orgogliosi in un mondo che cambia, avvolto dalle tenebre del nichilismo e della paura.
In questo giorno così importante per i Cristiani di tutto il mondo, sento di dover fare una riflessione che già da tempo ho elaborato, prendendo spunto dall’osservazione della situazione che stiamo vivendo e dalla constatazione che il cambiamento, ritenuto – da un certo progressismo d’essay – come una cosa ontologicamente positiva, sia in realtà e in questo specifico ambito una regressione disastrosa per tutti noi.
Il Natale, la nascita di Cristo, la vittoria della Luce sulle tenebre è messa in discussione da chi vorrebbe ridurre la religione, in particolare quella cristiana, ad una tradizione, o peggio, a credenze inutili e di ostacolo al progresso che ci vuole tutti uguali, omologati, sottomessi al pensiero unico.
In questi mesi di pandemia abbiamo visto il fallimento della solidarietà europea, con l’incapacità di rispondere unitariamente all’emergenza sanitaria ed economica, con la pervicace chiusura ad ogni forma di gestione condivisa dell’immigrazione clandestina, con la chiusura delle frontiere che non ha fermato il virus, ma ha solo aumentato il nostro senso di solitudine.
Quella che ha fallito è l’idea di un Europa dei capitali, del valore univoco e omologato dei beni materiali, della uguaglianza basata sulla negazione delle specificità che arricchiscono, travolte dall’omologazione e dalla spersonalizzazione.
Proprio questa omologazione forzata è quella che ha negato e continua a negare le radici cristiano-giudaiche dell’Europa, vera essenza e elemento unificatore dei popoli e delle nazioni del vecchio continente.
Abbiamo sostituito l’uomo con il denaro e abbiamo finito per attribuire valore all’uomo per mezzo del denaro. Una persona vale per il suo modo di essere e di comportarsi, vale per come riesce a vivere nella società e a contribuire allo sviluppo della sua comunità; vale anche e soprattutto per i suoi valori morali ed etici che, in larga parte nascono in noi in base ad un modello al quale decidiamo di tendere. Per gli europei questo modello è quello cristiano.
Attribuire valore all’uomo in base a questi elementi però crea diversità, una diversità positiva, ma che spaventa perché ci costringe a migliorare, a ragionare con la nostra testa, a rifiutare i modelli che contrastano con il nostro progetto di vita.
Per questo l’Europa ha fallito: ha abolito la diversità umana, ha ridotto ad una scala unica e ad un unico metro di misura il valore dell’uomo. Il denaro è il valore, quel numero stampigliato su una banconota è la dimensione delle persone, dei sentimenti, dei legami, della storia. Anche il denaro crea diversità, ma è più facile acquisire valore per mezzo del denaro che attraverso la crescita interiore e le azioni positive che la religione cristiana ci stimola a realizzare.
Per crescere come uomo si deve migliorare sacrificando quello che di negativo c’è in noi: essere solidali ci induce ad abbandonare l’egoismo, essere altruisti ci induce a guardare prima ai bisogni dell’altro. Con il denaro la crescita è molto più semplice se decidiamo di fare l’opposto: acquisire ricchezza è più semplice se si sfrutta l’altro e se si scende a compromessi con la propria coscienza.
Oggi non si parla più di Comunità Europea, ma di Moneta Unica: l’Europa non è l’Europa dei popoli, ma è l’Europa del Mercato Unico. Il fallimento è tutto qui, in questo progresso anche semantico così chiaro e, al tempo stesso, così difficilmente percepibile ai più.
E’ così lontana quell’idea di Europa di Papa Wojtila e ancor più lontana quella di Joseph Ratzinger: un’Europa che guardava alla nostra storia ed ai nostri valori, rifiutata in maniera superficiale dai barbari che hanno tradotto la richiesta di un riferimento alle radici cristiane dell’Europa come una richiesta di confessionalità e come un rifiuto del multiculturalismo.
Abbiamo rinnegato noi stessi per aprirci all’egualitarismo che cancella le differenze e porta al relativismo culturale ed etico.
Oggi, che il fallimento di questo progresso europeo è così evidente, che l’uguaglianza e la solidarietà risultano obiettivi irraggiungibili per l’Unione Europe, il Natale ci sia di insegnamento: la vittoria della luce sulle tenebre è l’unica via possibile.
Il Natale, secondo la sinistra, altro non è che la festa del Sol Invictus, la festa pagana del Sole. A questa fredda e sciatta descrizione, Joseph Ratzinger aveva già risposto nel 1969 con un ragionamento di rara semplicità ed efficacia.
«La vera luce è quella di Dio (…) Non vi siete accorti che esistono un’oscurità e un freddo rispetto ai quali il sole è impotente? Sono quell’oscurità e quel freddo che provengono dal cuore ottenebrato dell’uomo: odio, ingiustizia, cinico abuso della verità, crudeltà e degradazione dell’uomo»
Per questo la luce di Dio è l’unica luce che porta al bene.
Buon Natale.