Di Maio e Scanzi alla trasmissione 90° Minuto condotta da Enrico Varriale per celebrare Paolo Rossi e Diego Armando Maradona. La solita marchetta politica dell’inossidabile Varriale. Cambiano i governi eppure lui è sempre lì, pronto a fiutare i cambiamenti e a schierarsi con il potente di turno.
Su Enrico Varriale la domanda più giusta l’ha fatta Walter Zenga che, al termine di un duello infuocato con il presentatore partenopeo disse «Si chieda chi l’ha messa lì e perché ancora ce la tiene». Devo dire che questa domanda ce la facciamo ancora oggi un po’ tutti, visto che Varriale non è il massimo della simpatia, anzi.
Oggi l’ha fatta veramente grossa: ha invitato a 90° Minuto Luigi di Maio e Andrea Scanzi. Formalmente per parlare di Maradona e Rossi, in realtà perché ha usato la trasmissione per fare propaganda.
Quanti di voi ricordano le domeniche dai parenti e il ritorno entro le 18 per vedere 90° Minuto? 90° Minuto era lo spartiacque: o partivi prima o partivi dopo, ma in questo caso oltre al pranzo, dai parenti si sarebbe scroccata anche la cena.
Io me la ricordo così, era il periodo in cui si vedevano i gol della giornata, il calcio era ancora una cosa seria. Varriale è riuscito a rovinare anche questo. Con quel sorrisetto un può viscido, come quei compagni di classe che fanno la spia alla professoressa, ha piazzato lì due che con il calcio non hanno nulla a che fare, se si esclude la precedente occupazione del ministro degli Esteri che sembra lavorasse al San Paolo e Scanzi, che parla di tutto purché possa sparlare di Salvini.
Se si voleva celebrare degnamente Paolo Rossi, Varriale avrebbe dovuto invitare Tardelli, Cabrini, Antognoni, Conti, no… ha invitato un ragazzetto spocchioso che invece di preoccuparsi di riportare a casa Patrik Zaki o i 18 pescatori sequestrati in Libia, va in giro a dare lezioni agli altri. Adesso si è inventato una stupidaggine siderale: il triangolare della pace con Italia, Argentina e Inghilterra sul quale addirittura ci sarebbe già il via libera del Ministro dello Sport Spadafora. Due ministri per organizzare una partita, roba da matti.
Poi, se si voleva celebrare Maradona – ammesso che non lo si sia già fatto abbastanza – sarebbe stato sufficiente mostrare per l’ennesima volta la punizione contro la Juventus. Mi domando veramente che c’entra Di Maio, ma soprattutto che c’entra Scanzi. Forse perché vive nella stessa provincia dove da qualche tempo risiedeva Rossi, ma l’ipotesi più accreditata è che si voglia lanciare la presenza di Scanzi al Processo del Lunedì, altra trasmissione epica che da Biscardi è finita anche questa nelle mani di Varriale.
Varriale è un maestro di equilibrismo, socialista non craxiano, anello di congiunzione tra i governi di centrodestra e l’Usigrai, oggi si è riciclato con i grillini. Sempre sulla cresta dell’onda, cambiando tessere e facce con un tempismo perfetto.
La cosa è talmente squallida che anche un signore distinto come Giorgio Mulé ha perso le staffe e ha “parlato di caso di asservimento”, di “sconcezza del servizio pubblico”. Per poi concludere: «Non ci sono più né aggettivi né parole di biasimo per un’azienda nella quale si è perso oramai ogni ancoraggio con la realtà. Una grandissima pena».
Sui social si è immediatamente scatenata la bufera con commenti che evidentemente devono aver messo sull’allerta Varriale che, astuto come una faina recupera in zona Cesarini: convocato d’urgenza il direttore de Il Giornale, Sallusti con funzione di riequilibrio politico.
La trasmissione comunque è stata una vera e propria porcheria, una sottolineatura costante di ovvietà, una rassegna di finta commozione, piatta, noiosa, senza alcun pregio.
Perché in fin dei conti il problema non è su chi invita o meno Varriale, ma è la sua qualità, la sua capacità di fare una trasmissione come questa semplicemente perché è bravo ad indovinare da che parte tira il vento.
Forse più in basso di così non si può andare. Per questo Varriale dovrebbe dedicarsi ad altro e lasciare ad un vero giornalista sportivo una delle trasmissioni più amate dagli italiani.