Cesare Paladino, suocero di Conte, ha beneficiato della norma del Decreto Rilancio nella quale si offre una scappatoia per chi non riversa al Comune la tassa di soggiorno.
Il decreto Salva-suoceri.
Se ci fosse stato Berlusconi avremmo avuto la CGIL il piazza. Se ci fosse stato Salvini avremmo avuto la CGIL mascherata da sardine in piazza. Siccome adesso c’è Conte, stanno tutti zitti. Su cosa? Ma è chiaro, sul decreto salva – suoceri.
Avete sentito per caso qualcuno lamentarsi? A me sembra che ci sia un silenzio strano, surreale, su una vicenda che invece dovrebbe indignare. Non solo perché dimostra quanto siamo diventati pecoroni, ma anche perché dimostra il degrado e l’immoralità di un sistema di potere e di comunicazione che è da tempo intollerabile e urticante.
Qualche giorno fa, Massimo Giletti ha intervistato Filippo Roma delle Iene che ha raccontato in diretta di un’indagine della Procura di Roma a carico di Giuseppe Conte. Mentre Roma stava cercando di intervistare Oliva Paladino, fidanzata del Premier, la signora si è rifugiata in un generi alimentari dalla quale è stata prelevata dalla scorta assegnata al Presidente del Consiglio.
Ora, già il fatto che il massimo rappresentante del Governo usi gli agenti della sua scorta come pretoriani per proteggere la sua famiglia non da pericolosi criminali, ma dalle domande di un giornalista, mi sembra tipico di una dittatura di qualche sperduto paese centro-africano.
Ma la vicenda seppur odiosa nasconde un’altra storia ben più grave. Come mai la signora stava scappando dalle domande della iena? Cosa voleva chiedere Filippo Roma alla first lady?
Ebbene, dovete sapere che la signora Paladino risulta proprietaria, attraverso una società, del 47% del Grand Hotel Plaza, in Via del Corso a Roma. Proprio questo albergo lussuosissimo è stato la causa di una condanna a carico di suo padre, Cesare Paladino, reo di essersi dimenticato di versare per quattro anni la tassa di soggiorno al Comune, per un controvalore di circa 2 milioni di euro.
Pena patteggiata ad 1 anno e 2 mesi, versamento dei 2 milioni di euro e sospensione condizionale. Sta di fatto che poco dopo il giudice revoca la condanna perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato.
Già, perché mentre tutti noi eravamo impegnati a capire come sopravvivere al Covid e alla catastrofe economica che ci sta opprimendo, il nostro Governo nel decreto Rilancio, tra le norme sui contributi per i monopattini elettrici e i quelle sul bonus vacanze ha inserito anche un codicillo che trasforma quella fattispecie da reato penale a semplice contravvenzione.
Chiaro? Se uno commette un reato la soluzione è duplice: o lo metti in galera o cancelli il reato. E nessuno vorrebbe mettere in galera suo suocero, se lo facessi io mia moglie mi darebbe la vita maledetta.
Quindi questo è quello che è successo. In molti si sono domandati cosa sarebbe accaduto se quella norma l’avesse introdotta Berlusconi o Salvini, insomma, se ci fosse stato al governo qualcuno che non piace a quelli “de sinistra”, politici o giornalisti che siano.
Io immagino le piazze invase dagli slogan antifascisti, i professoroni di teoria politica ad argomentare nel talk show, la magistratura in prima linea, Saviano da Fazio, un duetto tra Scanzi e la Lucarelli, una letterina dall’Europa, lo sdegno dei quotidiani britannici…e la fantasia potrebbe continuare per ore.
Invece oggi? Silenzio, nessuno si indigna, nessuno parla e se parla lo fa sottovoce.
Perché adesso stanno tutti zitti? Ma è chiaro il perché. Le dimissioni in Italia le hanno minacciate tutti, da Renzi ai grillini, perfino Zingaretti chiede un cambio di passo a questo Governo. La realtà è che a tenere per gli zebedei tutti quanti è proprio lui, Giuseppe Conte, l’unico che se si dimettesse, farebbe finire tutti in braghe di tela: dai grillini disoccupati, a Renzi fuori dal Parlamento, ai disegni dell’Europa sull’Italia che finirebbero d’un tratto in frantumi.
Per questo stanno tutti zitti. Perché Conte è necessario, poco importa cosa faccia, ciò che conta è che resti lì. Alla fine tutti tengono famiglia.
A domani.
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