Lockdown Italia, è più di una possibilità. Il Governo probabilmente entro novembre chiuderà di nuovo tutto come stanno facendo anche Francia e Spagna. Il decreto ristori è un grande bluff, ma ormai il Governo ci ha abituato a slogan e propaganda. Ora che devono adottare provvedimenti impopolari chiedono l’aiuto dell’opposizione.
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L’Italia rischia di nuovo di finire nella morsa del lockdown, visto che il coronavirus sembra essere inarrestabile. Solo ieri ci sono stati quasi 25 mila casi e giornali e televisioni ribattono la notizia dei contagi con una cadenza drammatica che aggrava ulteriormente la situazione, specialmente quando non è infrequente assistere a dibattiti tra virologi e infettivologi che alimentano una confusione bestiale.
Questo accade perché il governo ha completamente perso di credibilità, ormai gli italiani hanno capito che non c’è una strategia chiara dietro le decisioni di Conte, ma solo provvedimenti presi per tamponare situazioni contingenti. La Politica dovrebbe servire proprio a valutare i dati e le opinioni della scienza, ma poi decidere secondo l’interesse pubblico. Invece qui accade il contrario: a governare è il comitato tecnico scientifico e la politica si è appiattita su pareri tecnici che, per quanto autorevoli e fondati, non possono essere applicati in maniera acritica.
Comunque, le voci di un secondo lockdown sono sempre più insistenti e il governo non smentisce. Quindi entro metà settembre è molto probabile che l’Italia tornerà a fermarsi per tentare di bloccare la diffusione del virus che ha ripreso a correre dopo la riapertura delle scuole. Francia e Spagna ci faranno compagnia, anzi sono già partite in anticipo con provvedimenti restrittivi molto più stringenti dei nostri e, quindi, anche Conte dovrà procedere in questo senso: da un lato il comitato tecnico scientifico, dall’altro il Partito Democratico, ritengono che gli ultimi due DPCM siano assolutamente insufficienti, quindi spingono per chiudere tutto.
Questa volta però, Zingaretti sa bene che gli Italiani non accettaranno tutto in silenzio, per questo vuole coinvolgere le opposizioni per condividere le responsabilità di questa scelta. Mi auguro che tutti collaborino per il bene dell’Italia, ma in ogni caso va sottolineata la faccia tosta del PD, che dovrebbe quantomeno fare un passo indietro dal governo per dimostrare una sincera volontà di collaborare con le altre forze politiche.
Per altro vanno completamente riviste le strategie per arginare l’altra parte dell’epidemia, cioè quella che riguarda la disastrosa situazione economica del nostro Paese, stretto da una recessione epocale (si parla di un PIL che farà segnare un calo almeno del 10%). Fino ad oggi, infatti, non ci sono stati interventi di sistema, ma solo misure puntuali e finalizzate alla propaganda.
In questa linea si inserisce anche il decreto ristori che, al di là dei toni pomposi e roboanti, si configura come la solita scatola vuota, una rimodulazione delle risorse residue dei vari bonus che non sono stati spese e che, per come è concepita non sarà in alcun modo in grado di evitare la chiusura di tante attività, basti pensare – ad esempio – che i soldi promessi arriveranno entro il 15 novembre, ma il 16 – il giorno dopo – le imprese dovranno pagare le tasse, per le quali non è stato previsto alcun rinvio.
Per invertire la tendenza sarebbe necessaria una serie di provvedimenti coraggiosi, capaci di allentare la burocrazia, alleggerire il carico fiscale, incentivare l’economia dei diversi comparti produttivi in un’ottica di sistema che sostenga le filiere e non i singoli operatori economici.
In buona sostanza questa è la strategia che il centrodestra sta proponendo da mesi e che il governo si è sempre rifiutato di prendere in considerazione, preferendo gli slogan che oggi non bastano più.
Oggi, infatti, dobbiamo essere più concreti e iniziare a pensare al nostro futuro, ristabilire un rapporto più equilibrato con l’Europa e rinsaldare la nostra alleanza con gli Stati Uniti per difendere la nostra economia e la nostra democrazia.
Dobbiamo, in sostanza, iniziare a fare i nostri interessi.
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A domani.