Cala il sipario sugli Stati Generali: Conte si prepara a fare le valigie.

Si sono appena conclusi gli Stati Generali di Conte e Casalino con un nulla di fatto, l’Italia è ancora nelle sabbie mobili di una crisi economica senza precedenti che è anche crisi politica e istituzionale al tempo stesso. Renzi infatti piazza la bomba, facendo correre al massacro Scalfarotto contro l’alfiere di Zingaretti, il governatore uscente Emiliano in Puglia, mentre a Roma governano insieme – anzi sarebbe meglio dire che tengono in vita un governo morto. La crisi è anche istituzionale perché divampa lo scontro interno alla magistratura che coinvolge la politica e si risolve in un gioco al massacro del tutti contro tutti.

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Otto giorni di sfarzo, passerelle glamour e un set da fare invidia a qualche grande produzione cinematografica hollywoodiana, discussioni su grandi temi. Uniche grandi assenti le soluzioni.

Questa è la sintesi degli Stati Generali di Villa Doria Pamphili, la kermesse patinata di questo inizio estate voluta fortemente dallo spin doctor di Conte, Rocco Casalino, sul modello della Casa del Grande Fratello.

È stata tenuta fuori la stampa, perché si sa che il mistero aumenta la curiosità l’attenzione del popolo. Un po’come i primordi del Movimento 5 Stelle, quando i neo eletti si rifiutavano di parlare con i media tradizionali, ricevendo in cambio una attenzione senza precedenti.

Villa Pamphili ha seguito lo stesso schema: giornalisti fuori, ma resoconti dettagliati quotidiani, veline dell’ufficio stampa di Conte spacciate come scoop giornalistici.

Senza questo arcinoto schema di comunicazione, gli Stati Generali si sarebbero persi nella cronaca della realtà: aziende che falliscono, famiglie sul lastrico, un disastro economico senza precedenti con un crollo del PIL senza precedenti e un’Europa più dannosa che utile.

Perché siamo in questa situazione? La risposta è piuttosto semplice e scontata: per impedire che il prossimo Presidente della Repubblica fosse eletto dal centro-destra, Renzi e tutto il Deep State democratico hanno circuito i buoni selvaggi del Movimento 5 Stelle, impauriti dal triste destino di dover tornare alle loro disoccupazioni quotidiane e lasciare il mondo fiabesco dei palazzi romani.

Così è nato il Governo Conte bis: stesso frontman, direzione opposta. Anzi, immobilità totale e tattica politica esasperata. Se ne accorge anche l’ottimo Andrea Scanzi da Arezzo, città meravigliosa che ha dato i natali al Divino Pietro Aretino, il poeta che qualcuno ha definito un cortigiano spregiudicato ed un arrivista (e le similitudini con Scanzi si arrestano qui).

Comunque Scanzi è arrabbiatissimo con Renzi che piazza Scalfarotto contro Emiliano in Puglia: come si fa a farsi la guerra in Puglia – domanda l’aretino ai suoi “millemila” followers – se a Roma governate insieme? Volete consegnare la Puglia alla destra becera e razzista?

Eh si caro Scanzi, il solito spauracchio di Salvini in Puglia non funziona, lì c’è Fitto dall’altra parte, un ex di Berlusconi, tanto caro a Renzi da non fare neanche paura.

La triste realtà non sfuggirà anche a voi: Conte sta lì per stoppare Salvini, dove Salvini non c’è, questa armata Brancaleone costituita dal fu Movimento 5 Stelle, dal PD e da Italia Viva non riesce a mettersi d’accordo su niente e si sgretola come un castello di sabbia al sole.

Nel frattempo i vertici dell’ANM minacciano querele contro Palamara che sgancia subito una bomba: vi ricordate il divieto per i consiglieri uscenti del CSM di tornare in magistratura per almeno due anni? Venne sancito dal Governo Berlusconi.

Bene, grazie ai buoni uffici di un parlamentare di Alternativa Popolare che presentò l’emendamento “Palamara” – il partitucolo di Angelino Alfano (all’epoca Ministro degli Interni) venne abolito dal Parlamento il 29 dicembre 2017, regnante il Conte di Filottrano, Paolo Gentiloni.

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