#RecoveryFund: un cavallo di Troia.

Mi raccomando, attenzione alla pronuncia: si dice “fund” non “found” come dicono gli ignoranti.

Non c’è ancora nulla di definitivo e già alcuni stati hanno chiarito che si tratta solo di una proposta sulla quale la trattativa sarà lunga. Ma c’è già chi festeggia.

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E guai a lamentarsi: 172 miliardi per l’Italia, una svolta epocale. L’Europa corre in soccorso dei più deboli e dimostra il proprio valore, ascoltando le parole del grande Giuseppi, statista incommensurabile e “santo subito”.

In queste ore e per i prossimi giorni saremo sommersi dalla propaganda degli euro-giubilanti: politici, giornalisti, influencer vari.

Dovremo addirittura stare attenti a lamentarci dei #recoveryfund al bar, mentre prendiamo il caffè: rischieremmo di essere aggrediti dal primo che passa.

Ma a guardarci dentro, questo “bazooka” finanziario europeo è veramente quello che ci raccontano?

Allora, intanto cominciamo con il dire che dei 172 miliardi previsti, 91 sono un normale prestito. Il resto sono definiti a “fondo perduto”, ma in realtà sono aiuti che l’Italia dovrà comunque restituire e a caro prezzo.

Come previsto, infatti, il piano di Bruxelles prevede:

  • la restituzione del prestito attraverso il bilancio europeo che, come noto, è fatto dei contributi versati dai singoli stati. Come tutti sanno l’Italia è contribuente netto, cioè versa più di quanto riceve dalla UE.
  • l’introduzione di nuove tasse europee (ETS-Carbon Tax-Plastic Tax-Web Tax-ecc…)

Senza addentrarmi troppo nei tecnicismi e sui numeri (giusto per non annoiarvi, perché ci sarebbe molto da dire), mi fermo ad alcune considerazioni politiche.

Le risorse che arrivano dalla UE sotto forma di prestito (ed in questo Recovery Fund e MES sono identici) richiedono condizionalità e “riforme strutturali” che incidono pesantemente sullo stato sociale (pensioni, prestazioni di sostegno al reddito, prestazioni sanitarie). Quindi attenzione: quando ci chiedono riforme, noi dobbiamo sapere che non ci stanno parlando di riforma della giustizia o della scuola, ma di tagli alla spesa sociale.

Questi fantamiliardi non potremo spenderli per fare quello che ci serve, ma solo per fare quello che l’UE (e quindi la Germania) ha programmato per noi: svolta ecologica in primis, a tutto vantaggio dell’industria tedesca; forte riduzione negli investimenti sulle politiche agricoltura e marittima, che invece sono fondamentali per l’Italia.

Una terza considerazione che mi sento di fare è la forte perplessità che mi suscita questo piano dal quale l’Italia esce praticamente commissariata. Per altro, se Conte e i grillini sperano di poter spendere anche solo un centesimo di quel fondo si sbagliano di grosso.

Una previsione? Il PD ha nei Recovery Fund una straordinaria arma di propaganda politica che i consentirebbe anche di tentare le urne o un governo con i responsabili (Forza Italia è fortemente indiziata e il M5S è in frantumi).

Al povero Giuseppi più che agli altri questi Recovery Fund saranno indigesti.

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